terapia anticoagulante per la prevenzione del rischio di ictus

Terapia anticoagulante per la prevenzione del rischio di ictus

Nei confronti della fibrillazione atriale, la terapia più usata laddove possibile è la cardioconversione elettrica, che consiste in un trattamento elettrico al cuore per cercare di riportare alla normalità il battito cardiaco.
Dopo di che spesso si rende necessaria la terapia anticoagulante, che mira a combattere la possibilità della formazione di trombi ed embolie.
Il rischio dell’ictus dipende non solo dall’aritmia ma anche dal sesso, dall’età e da altre variabili.

Per poter prevenire l’ictus, che può avere conseguenze mortali o invalidanti, è bene effettuare una corretta diagnosi della fibrillazione atriale.

La fibrillazione atriale parossistica consiste nella presentazione di episodi di fibrillazione che durano da pochi minuti a massimo 48 ore, per poi sparire nel nulla. La causa di questi episodi non è nota ma sembra che anche essi possano considerevolmente innalzare il rischio di avere un ictus.

Prevenzione del rischio di ictus

Ecco perché è particolarmente importante, nei pazienti che soffrono anche di episodi sporadici di fibrillazione atriale, gestire la prevenzione dell’Ictus.

Fino a qualche tempo fa, solamente gli antagonisti della vitamina K erano farmaci usati per il trattamento anticoagulante nei soggetti che soffrivano di questa aritmia; essi erano il farmaco di riferimento per gestire la prevenzione dell’ictus.

Ad alcuni pazienti che soffrono di fibrillazione atriale viene prescritto l’acido acetilsalicilico. La terapia anticoagulante è sicuramente il trattamento più indicato per la prevenzione primaria e secondaria dell’ictus in tutti i soggetti che soffrono di fibrillazione atriale.

Ampi studi clinici dimostrano l’importanza del trattamento con farmaci anticoagulanti per i soggetti che hanno questo tipo di problema, sia per la prevenzione primaria che secondaria. Gli studi dicono che con la terapia anticoagulante è possibile ridurre il rischio di contrarre ictus del 62% e il rischio emorragico si abbassa all’1%, anche se bisogna tenere conto del fatto che queste statistiche fanno riferimento a soggetti altamente seguiti dal punto di vista clinico e quindi con un rischio più basso.

Nei pazienti invece che hanno più di 75 anni e soffrono di fibrillazione atriale, il rischio di emorragia, per terapia anticoagulante, è leggermente più elevato: 1,8% circa.

Il rischio di sanguinamento nel corso della terapia anticoagulante esiste ed è concreto: può essere dovuto all’assunzione di farmaci che contengono cumarinici.

Per questo motivo i pazienti che fanno uso di questi farmaci hanno bisogno di essere tenuti sotto stretto controllo medico, allo scopo di cercare di ridurre le complicanze dell’ictus, trombosi ma anche emorragie connesse all’uso di anticoagulanti. Seguendo le visite prescritte dal medico è possibile ridurre esponenzialmente il rischio.

Stanti i problemi causati dai farmaci anticoagulanti antagonisti della vitamina K, la ricerca di oggi, nel campo della terapia della fibrillazione atriale, sta studiando nuovi anticoagulanti orali in grado di ridurre il rischio di emorragia.