lablazione chirurgica della fibrillazione atriale

L’Ablazione chirurgica della fibrillazione atriale

Talora può essere necessario intervenire chirurgicamente per risolvere il problema della fibrillazione atriale.
Una delle terapie non chirurgiche più usate è la cardioversione elettrica, che consiste in una sorta di elettroshock al cuore per riportare i battiti alla normalità.

In genere il medico prescrive farmaci antiaritmici, ma questo potrebbe anche non bastare. Se le terapie farmacologiche non sono sufficienti a placare la fibrillazione atriale, si può ricorrere all’ablazione chirurgica.
L’ablazione chirurgica della fibrillazione atriale consiste in un trattamento che può risolvere il problema dell’aritmia non dovuta a cause patologiche.

Questa tecnica chirurgica mini invasiva consiste nella rimozione o eliminazione di una struttura o tessuto che causa il problema.
A seconda dell’intervento, il trattamento può essere più o meno invasivo. La possibilità di iniziare una vita normale dopo l’ablazione chirurgica è molto alta, d al 70 al 90% delle possibilità a seconda dell’operazione e anche del periodo di esistenza dell’aritmia prima dell’intervento.
Questo intervento chirurgico è invasivo e come tale può creare dei problemi: i più frequenti sono sanguinamento, infezioni, possibile impianto di peace maker.

Dopo l’intervento di ablazione il paziente è trasferito nel reparto di terapia intensiva. Infatti deve rimanere in osservazione per un periodo massimo di 24 ore prima di essere portato in degenza. Le dimissioni avvengono dopo quattro o cinque giorni presso il centro di riabilitazione cardiologica, o a casa, dipende da come l’operazione è andata e dalla presenza o meno di problemi.

Essendo la fibrillazione atriale l’aritmia più diffusa in tutto il mondo (solo negli USA ne soffrono 5 milioni di persone), spesso si decide per questo intervento che viene praticato in centri di alta specializzazione, in Europa e nel Stati Uniti. L’ablazione è un intervento abbastanza sicuro, ma comunque essendo invasivo rimangono dei margini di complicazione, come la possibilità della formazione di un coagulo di sangue che può provocare un ictus al cuore o al cervello.

Per cercare di evitare questo problema, si è spesso introdotta una terapia anti coagulante che riduce al minimo la possibilità di questo problema. L’incidenza delle complicazioni per questo intervento, comunque, non supera il 2%.

La maggior parte dei pazienti ricomincia una vita normale subito dopo l’operazione, e gli effetti a lungo termine (5 anni) sembrano essere buoni nella maggior parte delle persone che soffrono di fibrillazione atriale.
In generale all’intervento si ricorre solamente se la terapia farmacologica non dà l’effetto sperato.